Già 10 mila anni fa, i nostri antenati europei sapevano ricavare catrame dalla corteccia di betulla, e usare la pasta viscosa ottenuta per fissare le punte delle lance alla rispettiva asta, o saldare le lame a bastoni per farne delle asce. Per ragioni che ancora non conosciamo, pezzetti di catrame venivano anche masticati, quasi fossero chewing gum. I frammenti che sono arrivati fino a noi conservano ancora le impronte dentali dell’Età della Pietra, e all’interno di esse il DNA di chi le lasciò: inutile dire che sono, per gli archeologi, reperti di inestimabile valore. Il catrame mangiucchiato è stato rinvenuto in due diversi siti archeologici della Scandinavia. Anche se non sono ancora state analizzate in peer-review, le ricerche stanno già entusiasmando per tutte le informazioni che permettono di ottenere. Il primo lavoro descrive il DNA di tre pezzetti di catrame masticato ritrovati a Huseby Klev, nella Svezia occidentale. Si è visto che ogni frammento di catrame era stato masticato da una persona soltanto, in totale due femmine e un maschio. Poiché nel sito archeologico sono stati trovati materiali di scarto per produrre lame di pietra, si pensa che la masticazione del catrame costituisse un passo intermedio nel processo artigianale. Se fosse vero, vorrebbe dire che anche le donne contribuivano a questa attività, un dato che ci trasporta direttamente nella vita quotidiana del tempo. Il DNA di queste tre persone, che non ha subito contaminazioni, è molto simile a quello di altri cacciatori-raccoglitori europei dello stesso periodo.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Nota della Redazione: Sebbene gli organi di stampa abbiano dato risalto alla notizia nelle sezioni scientifiche nessuno ha rimarcato che i Neanderthal utilizzavano il catrame con le stesse tecniche ben 200.000 anni fa, prima che i nostri antenati giungessero in Europa. È quasi sicuro che le tecniche dei nostri antenati siano state assorbite proprio dai Neanderthal che maneggiarono queste tecniche sino alla loro estinzione.