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EDITORIALE
Il primo numero di NIPPON SHOCK MAGAZINE è uscito in ritardo rispetto a quanto previsto. Sarebbe dovuto essere nelle edicole e fumetterie durante gli ultimi giorni di giugno, ma per ritardi burocratici vi è arrivato solo nella seconda metà di luglio. Per questo è rimasto in distribuzione fino a metà settembre, diventando di fatto bimestrale, ma in via eccezionale (mensili siamo e mensili resteremo). Il piccolo contrattempo, in fondo, è diventato un doppio beneficio. Primo, la permanenza in edicola per due mesi ci ha permesso di dare maggiore visibilità al primo numero e di superare alcuni degli inconvenienti che la distribuzione incontra in agosto, quando molte edicole chiudono per ferie. Secondo, abbiamo avuto modo di accogliere molti commenti dei lettori prima di andare in stampa col numero due. Commenti che ci hanno permesso di migliorare sotto alcuni aspetti: avete ragione, nel numero uno c’erano diversi refusi, ora dovremmo avere risolto il problema (ma qualche “errore di stUmpa” salta sempre fuori). Devo inoltre ringraziare tutti quelli che ci hanno comunicato il loro parere positivo, perfino il loro entusiasmo, per mail o in recensioni e videorecensioni su internet. I gradimenti sono stati infinitamente superiori alle critiche, che teniamo comunque in grande considerazione. Grazie ancora. Ma sto divagando. Questo editoriale si intitola “sulla scrivania del direttore”, quindi dovrei dirvi che cosa c’è sulla mia scrivania in questo momento. UN SACCO DI MANGA! Che banalità, risponderete voi. Sto cercando di dire che il numero di fumetti giapponesi pubblicati in Italia ogni mese è altissimo, merito di un successo ormai certificato da tutti (anche da coloro che in passato li osteggiavano), e devo ammettere che questa situazione mi fa piacere, ma mi mette anche un po’ in difficoltà. Le serie e gli autori di cui io e i collaboratori vorremmo parlare ogni mese sono tantissimi, ma lo spazio a nostra disposizione non è infinito. Sto riflettendo su quali soluzioni potremmo mettere in campo per scrivere di più titoli. Micro recensioni? Articoli “minestrone”? Elenchi con stellette? Classifiche? Ditemi la vostra. La mail a cui scrivere è sempre: nsm@xpublishing.it.
Di Davide Castellazzi (Direttore Editoriale)
Gli ultimi anni li ricorderemo per non essere stati un periodo propriamente felice. La generazione Goldrake ha testimoniato tristi lutti tra i protagonisti della creazione delle serie storiche e più amate degli anime anni Settanta e Ottanta. Purtroppo è l’amara e ineluttabile legge della vita. In molti hanno pianto per la scomparsa di importanti mangaka e animatori ma le mie lacrime sono uscite copiose alla morte dei due musicisti e compositori più importanti nel panorama degli anime classici e tokusatsu: Shunsuke Kikuchi (aprile 2021) e Michiaki Watanabe, in arte “Chumei” (giugno 2022). Classe 1925 Watanabe, 1931 Kikuchi, entrambi si specializzano nella composizione di colonne sonore e BGM di produzioni cinematografiche e televisive. Questa peculiarità fece sì che la loro figura artistica professionale venisse molto richiesta dalle case di produzione per anime, in particolare per la TOEI e la Tatsunoko, ma non solo. Diventeranno così, negli anni Settanta i compositori degli anime a firma di Go Nagai. Grazie al supporto della Columbia Orchestra, le loro fantastiche Opening ed Ending, trasmetteranno un’impronta inconfondibile di eroismo, per questo a volte riadattate anche per la versione italiana (Jeeg Robot, Ryu delle caverne e Mazinga Z per Watanabe, Starzinger per Kikuchi). Alcune BGM (il commento musicale) divengono addirittura leggendarie e riconoscibili ancora oggi dagli appassionati. Shunzuke Kikuchi e Michiaki Watanabe non sono, per noi italiani amanti di animazione giapponese, nomi qualsiasi. Abbiamo imparato a conoscerli già alla fine degli anni Settanta con l’arrivo di Goldrake. Fu di Kikuchi la composizione della splendida colonna sonora, rivoluzionaria per l’epoca in Italia, che fece da commento alle gesta del primo super robot guerriero sbarcato sui nostri schermi e del suo eroe impavido, l’alieno Duke Fleed. Così come Watanabe firmò il secondo successo mecha nagaiano in Italia, e oggi famoso forse più di Goldrake, Jeeg Robot d’Acciaio. Non erano ovviamente la loro prime composizioni, ma le nostre orecchie ascoltavano per la prima volta quelle sinfonie così cariche di pathos, ma anche di sacrificio e di eroismo, che trasparivano da una sperimentazione musicale che fondeva in modo sublime orchestre e suoni sinfonici a strumenti elettronici e melodie minimali spesso ripetute fino al parossismo. Quello stile così personale, molto differente tra i due, ma capace di stimolare le stesse emozioni, entrò così nel nostro quotidiano e nel nostro vissuto, e non abbiamo timore di dire che i successi di Goldrake, come quello di Jeeg, in Italia furono dovuti anche alle loro musiche, che andarono a comporre, con il resto, un quadro perfetto. Grazie all’arrivo nei primissimi anni Novanta delle produzioni in CD della Columbia Japan gli appassionati hanno potuto iniziare a riappropriarsi di questa straordinaria produzione musicale. Arigato Gozaimasu, per tutte le emozioni che mi avete regalato e che la vostra musica continuerà a mantenere vive.
Di Adriano Forgione (Editore)
SOMMARIO
4 • La parola all’editore
5. • Sulla scrivania del Direttore
6. • Sakamoto Days
12 • Ultraman made in Italy
18 • La mia vita in Giappone
22 • Un piatto appetitoso
26 • Una katana contro i demoni
30 • Vampire in the Garden
32 • I pionieri dei manga
36 • Il mare nei titoli di coda
40 • Pazza per i colori
44 • Occhi giganti che sanno parlare
48 • Il parco di Ueno
52 • Non solo Boys Love
56 • La misteriosa Somemachi
58 • Dischi rotanti
64 • Recensioni
ATTENZIONE!
A pag. 67 ribalta la rivista per immergerti nella SEZIONE MANGA!