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EDITORIALE
Se ricordate, il mese scorso vi raccontavo che la mia scrivania era affollata di manga, molti dei quali ancora da leggere, grazie a una produzione italiana abbondantissima, come mai prima d’ora. Questo mese la stessa cosa accade con i libri, sia saggi che romanzi. Il Giappone e la sua cultura sono di moda (nel senso migliore della definizione), quindi anche l’editoria non fumettistica gli sta dedicando grandi attenzioni .
Se vi recate in una qualsiasi libreria, noterete che i romanzi di autori giapponesi si sono guadagnati ampi spazi, pubblicati da moltissimi editori differenti. Qualche mese fa il quotidiano Corriere della Sera ha inaugurato una collana settimanale, dal titolo Giappone – storia cultura stile di vita, che raccoglie saggi di ogni tipo, spaziando dai reportage di viaggio alla cucina, dai samurai alla filosofia. Una sorta di “enciclopedia” del Sol Levante che consente di ottenere a un ottimo prezzo di copertina interessanti volumi. La casa editrice Rizzoli, invece, sta pubblicando nelle librerie una collana, dal titolo Kimochi (in giapponese “sensazione”, “atmosfera”, “stato d’animo”), dedicata alla narrativa giapponese contemporanea. Si tratta, per quanto visto finora, di romanzi immersi in atmosfere e ambientazioni nipponiche, dal forte impatto emotivo, per certi versi diretti a un pubblico più femminile che maschile (ma non temete, possono piacere anche ai maschietti).
Credo che non ci fermeremo qui e che altre iniziative stiano ribollendo nella mente
di curatori editoriali ed editori. Il Giappone ha ancora molto da dire e noi occidentali ancora molto da capire. L’unica controindicazione è, come dicevo all’inizio, che la mia scrivania è piena di volumi, molti di più di quanti io possa leggere. Nippon Shock Magazine si occupa principalmente di manga e di immagini, ma come ben sapete non disdegna altri aspetti della variegata cultura nipponica, quindi questo mese abbiamo deciso di dedicare lo spazio recensioni ai romanzi. Ovviamente sperando (ma ne siamo convinti) di farvi cosa gradita.
Buona lettura
nsm@xpublishing.it.
Di Davide Castellazzi (Direttore Editoriale)
Pochi giorni fa è stata comunicata la morte del lottatore giapponese, già leggenda sportiva internazionale, Antonio Inoki, all’età di 79 anni. Non era nato col nome “Antonio”, pseudonimo scelto da lottatore. Il suo vero nome era Kanji, Kanji Inoki. Non è mia intenzione scrivere una biografia postuma del personaggio, né un coccodrillo che ne pianga la scomparsa. Piuttosto, in linea con questa rivista, sottolineare quanto quest’uomo abbia rappresentato la vera essenza di quella linea rossa che unisce manga, anime, vita reale, sport improbabili e il “campo mentale” degli appassionati. Posso parlarne in quanto la sua prima apparizione televisiva italiana avvenne che ero già grandicello, nel 1982 , come comprimario di lusso della serie Tiger Mask (in Italia “L’Uomo Tigre”, che lo scorso 2 ottobre ha compiuto 53 anni dalla prima messa in onda giapponese) tratta dal manga di Ikki Kajiwara. Pertanto ricordo bene le emozioni e le sensazioni che mi pervasero quando capii la linea rossa che univa realtà e fantasia. Fu Tony Fusaro, che, grazie al successo che la prima ondata di anime ebbe in Italia, iniziata con Goldrake, a decidere, con la ITB, di acquisire i diritti di alcuni match della New Japan Pro-Wrestling e portare sugli schermi delle innumerevoli TV private di quel periodo, il “Catch” giapponese, sport di lotta che in Giappone, in quegli anni, stava conoscendo un vero boom (proprio grazie a Inoki, che nel 1972 aveva fondato la New Japan Pro-Wrestling). La sorpresa di vedere Antonio Inoki in carne ed ossa, lottare contro giganti (Hulk Hogan, André the Giant, ma chi può dimenticare Stan Hansen, Abdullah The Butcher, Adrian Adonis, e i giapponesi Tatsumi Fujinami, suo comprimario sul ring, Ricky Choshu, Kengo Kimura, Akira Maeda etc) fu davvero grande per il sottoscritto. Inoki esisteva davvero e assomigliava realmente alla sua controparte animata nell’Uomo Tigre (esattamente come Baba il Gigante che, però, aveva cambiato federazione quando il Catch arrivò da noi e non lo vedemmo mai lottare). Per la prima volta davanti ai miei occhi un’amata fantasia diveniva realtà, come sarebbe accaduto per Tiger Mask, ma in modo differente e opposto. Se quest’ultimo passava da personaggio fantasioso di manga e anime alla realtà, impersonato da colui che divenne poi, come Inoki, una leggenda, Satoru Sayama (ispiratosi però a Tiger Mask Nisei, la seconda serie), Inoki dalla realtà di affermato campione di Wrestling venne inserito nei mondi fantastici di manga e anime. Ma noi ragazzini italiani, che non potevamo conoscere il percorso sportivo precedente che, dal 1960, lo aveva portato ad essere già una leggenda vivente, osservavamo davvero una leggenda diventare reale, non per meriti sportivi, ma per la sua appartenenza a quel mondo animato e fantastico che vivevamo tutti i giorni davanti alla Tv e nei nostri sogni. Si tratta forse dell’unico caso in cui il cuore di un “otaku” ha battuto forte per un comprimario di un anime sportivo, proprio grazie a quel salto che Inoki fece oltre la “quinta parete”, entrando così nella vita reale e nel cuore di tutti noi.
Di Adriano Forgione (Editore)
SOMMARIO
4 • La parola all’editore
5. • Sulla scrivania del Direttore
6. • Spie di famiglia
10 • Un italiano in Giappone
16 • La mia vita in Giappone 3
20 • Tokyo by night
24 • Manga di ogni tipo
28 • Vita da mangaka
34 • Il viaggio nello spazio
38 • Berserk e l’Italia
42 • Gon contro tutti
46 • L’illustratore eclettico
48 • Una rivista storica
52 • Il fascino delle idol
56 • Il re dei cervi
58 • Bambini alla riscossa
64 • Recensioni
ATTENZIONE!
A pag. 67 ribalta la rivista per immergerti nella SEZIONE MANGA!